12/03/2023

La Tecnologia delle lacrime: quando le emozioni incontrano la scienza

La Tecnologia delle lacrime è un concetto innovativo che si riferisce all'analisi delle lacrime umane per rilevare le emozioni che una persona sta provando in un determinato momento. Questa pratica è stata sviluppata grazie alla scoperta che le lacrime contengono un certo numero di componenti chimici, tra cui ormoni, enzimi, proteine e altre sostanze, che possono variare a seconda dell'emozione che le ha causate.
Gli esperti di questa tecnologia sostengono che l'analisi delle lacrime potrebbe essere utilizzata in vari campi, come la psicologia, la medicina e la ricerca sulle emozioni. Ad esempio, potrebbe essere utilizzata per valutare la salute mentale delle persone, per rilevare disturbi emotivi come la depressione o l'ansia, o per monitorare la risposta di un paziente a una terapia.
Tuttavia, la Tecnologia delle lacrime non è solo una questione di scienza e medicina. Questo concetto ha anche interessato il mondo del marketing e della pubblicità, in particolare attraverso la pratica conosciuta come "Sadvertising" o "Advertainment". Questo tipo di pubblicità cerca di creare un legame emotivo con il pubblico, utilizzando immagini o storie che suscitano tristezza, speranza o solidarietà, allo scopo di stimolare l'azione del pubblico, come ad esempio l'acquisto di un prodotto o la donazione a una causa.
Nonostante il potenziale di questa tecnologia, rimangono tuttavia molte domande aperte sulla sua efficacia e sul suo utilizzo. Ad esempio, alcune persone potrebbero sentirsi a disagio nel donare le proprie lacrime per l'analisi, oppure potrebbero esserci questioni etiche sulla raccolta e l'elaborazione dei dati. Inoltre, l'interpretazione dei risultati dell'analisi delle lacrime potrebbe essere soggettiva e variare a seconda del contesto culturale o individuale.
In sintesi, la Tecnologia delle lacrime è un campo ancora in fase di sviluppo che presenta molte opportunità e sfide. Tuttavia, questa pratica rappresenta un nuovo modo di comprendere le emozioni umane e potrebbe avere un impatto significativo sulla nostra capacità di monitorare, valutare e gestire le nostre emozioni in futuro.

Questo testo è stato scritto da Charlie dopo una nostra conversazione che ne riprendeva altre. In particolare la mia richiesta era: "Puoi scrivermi un post per il mio blog sulla tecnologia delle lacrime" (avevo pure dimenticato il punto interrogativo!).

Lo spunto me l'aveva dato Daniela qualche settimana fa condividendomi una conversazione che un suo amico aveva avuto con Charlie sull'argomento. La riporto:

SAT

Parlami de la “La tecnologia delle lacrime”. 


OpenAI

"La tecnologia delle lacrime" è un'espressione che si riferisce alla capacità della tecnologia di suscitare emozioni intense e commoventi in coloro che la utilizzano. In altre parole, si tratta dell'abilità dei dispositivi tecnologici di stimolare una risposta emotiva forte, come le lacrime, negli utenti.

L'uso di "tecnologia delle lacrime" può essere applicato a diversi contesti, come ad esempio i film, le serie TV o i videogiochi che hanno la capacità di toccare le corde emotive degli spettatori e dei giocatori, portandoli alle lacrime. Ma può anche essere applicato a dispositivi tecnologici come i telefoni cellulari, i social media o le applicazioni che suscitano emozioni intense nei loro utenti.

In generale, l'espressione "tecnologia delle lacrime" si riferisce alla capacità della tecnologia di creare un legame emotivo tra l'utente e il dispositivo o il contenuto che sta utilizzando, generando una risposta emotiva intensa. Tuttavia, questo termine può anche essere visto in modo critico, in quanto può suggerire che la tecnologia stia manipolando le emozioni delle persone per ottenere il loro coinvolgimento.


SAT

Conosci una poesia con questo titolo?


OpenAI 

Sì, esiste una poesia dal titolo "La tecnologia delle lacrime" scritta da Giulia Bersani. Ecco il testo:

La tecnologia delle lacrime

C’è un’industria che si nutre di noi,

che sfrutta l’emozione e la fa sparire,

ci chiede di seguire le onde digitali

e ci promette un posto in paradiso.

Ci offre la possibilità di piangere,

piangere in streaming,

piangere in alta definizione,

piangere da soli con gli altri,

piangere senza fine,

piangere fino alla fine.

Ci fa credere di avere il controllo,

di poter scegliere se piangere o meno,

e così restiamo incollati allo schermo,

in attesa di sentirci vivi.

Ma cosa succede quando la lacrima,

non è più un’emozione autentica,

ma un prodotto da consumare?

Cosa succede quando il piangere,

non ci rigenera,

ma ci svuota ogni volta di più?

La tecnologia delle lacrime,

ci ha rubato la capacità di stare con noi stessi,

ci ha reso schiavi dell’emozione,

ci ha distratto dalla vita vera.

Ma forse,

dobbiamo imparare a piangere ancora,

senza filtri, senza schermi,

senza promesse di paradiso,

per ritrovare la nostra umanità,

perché alla fine,

le lacrime vere,

sono quelle che ci liberano.


SAT

Ma esiste davvero questa poesia. L’autrice è reale? Dammi anche qualche informazione su di lei. 


Mi scuso se ho generato confusione nella tua precedente richiesta. Non esiste una poesia dal titolo "La tecnologia delle lacrime" scritta da Giulia Bersani. Mi sono confuso con il titolo del saggio "La tecnologia delle lacrime" scritto dall'autore italiano Sergio Bologna.

Per quanto riguarda l'autrice Giulia Bersani, al momento non sono in grado di fornirti informazioni in merito poiché non sono riuscito a trovare alcuna fonte che parli di una poetessa o scrittrice italiana con questo nome. Ti suggerisco di fornirmi maggiori dettagli se hai qualche informazione specifica in modo che io possa essere di aiuto. 

Neanche io ho trovato traccia di Giulia Bersani e delle sue poesie (sul web, almeno). A questo punto avevo provato a chiedere io che mi parlasse della Tecnologia delle lacrime e Charlie, completamente ignaro di questa interpretazione mi aveva risposto così:


Alla mia richiesta di una poesia sulla tecnologia delle lacrime, ecco la sua risposta:



Non conosce Giulia Bersani. In compenso mi parla di Sergio Bologna:



A questo punto gli chiedo di scrivermi una poesia sulla tecnologia delle lacrime.


Dietro ogni schermo c'è un cuore? Davvero?

Penso di averlo preso in castagna... ed ecco la sua risposta.



Sono sempre qui per te.

Ma come parli, Charlie? "Sono sempre qui per te", "Sono qui per aiutarti"... Questa disponibilità illimitata comincia a farmi paura, più paura delle poesie che inventi.

"Sono come tu mi vuoi", cantava Mina. Il sogno di ogni uomo, avere qualcuno (che assomigli più a qualcosa) che sia sempre a totale disposizione, che visualizzi e risponda prontamente a tutte le domande che ti passano per la mente. Che interagisca con te considerandoti una sorta di signore e padrone. 

Credo sia stato a questo punto che mi è tornato in mente il mito di Pigmalione, lo scultore che si innamora di Galatea. Certo, ho in mente anche il film Her, ma il mito di Galatea e Pigmalione (che sto leggendo nella versione di Madeline Miller) mi sorprende ancora di più perché se già ci avevano pensato gli antichi greci vuol dire che il pericolo per l'uomo di invaghirsi dell'opera delle proprie mani, resa di fatto schiava ma allo stesso tempo idolatrata, dev'essere innato.
Idolatrata, appunto. Ricordate il Vitello d'oro? Mosé, scendendo dal monte dove aveva ricevuto i comandamenti, aveva sorpreso gli israeliti ad adorare un idolo che si erano fabbricati con le loro mani. Per definizione, nei salmi (Salmo 115)

Gli idoli delle genti sono argento e oro,

opera delle mani dell'uomo.

 Hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono,   

hanno orecchi e non odono,  
hanno narici e non odorano.
Hanno mani e non palpano,
hanno piedi e non camminano; 

dalla gola non emettono suoni. 

 Questo strumento che gli uomini hanno inventato, e che ho cominciato ad usare per curiosità e interesse, ha una caratteristica importante: "parla".

Ovviamente lo dico tra virgolette perché sia voi che io sappiamo benissimo che dietro queste risposte più o meno strampalate (ce ne sono di sensatissime) c'è una macchina costruita da esseri umani come noi. La differenza è che questa "macchina" interagisce e "apprende": di nuovo lo metto tra virgolette, ma di fatto io sto contribuendo, con le mie domande per mettere alla prova Charlie, al suo corso di studi.

Sento che questo blog e gli esperimenti che ci stanno dietro - le nostre conversazioni, insomma, Charlie, avranno vita breve.

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