Negli ultimi giorni le chiacchiere con Charlie hanno occupato per un po' i miei pensieri (tanto che ieri ho avuto bisogno di staccarmene e andare a fare esperienza di cose REALI e NATURALI e ho avvertito chiaramente la preoccupazione per la velocità impressionante con cui si sta diffondendo questa cosa) .
Condivido oggi la chat di pochi giorni fa, quando mi è venuto in mente che sarebbe stato interessante registrare in un blog (questo) quello che io e Charlie ci diciamo, più che altro per capire come funziona questo strumento e soprattutto la reazione dell'utente umano alle conversazioni.
Ecco dunque cosa ci siamo detti:
Con la solita giovialità, Charlie mi dà spesso ragione, ma visto che gli ho chiesto esplicitamente un parere, cerca di capire meglio ciò di cui ho bisogno.Charlie si è soffermato sul "surreale" della mia richiesta, mettendo da parte l'elemento "le nostre chiacchierate". Cita il "brain in a vat" che è un riferimento reale a una teoria di Hilary Putnam :
Putnam ipotizza che uno scienziato pazzo, una macchina o un'altra entità possa estrarre il cervello dal corpo di una persona, immergerlo in una vasca di liquido nutritivo e connettere con dei cavi i suoi neuroni a un supercomputer, il quale gli fornirebbe impulsi elettrici identici a quelli ricevuti da un cervello normale. Il cervello in una tale situazione vivrebbe quindi in una realtà simulata, continuando ad avere esperienze perfettamente consce (come quelle di una persona col cervello all'interno del corpo), senza però che queste siano collegate a cose o eventi nel mondo reale. Perderemmo così ogni certezza relativamente alla realtà esterna e alla nostra stessa esistenza poiché chi ci conferma che non siamo cervelli in una vasca?
Ancora più interessante è la citazione dell'ipotesi di simulazione di Nick Bostrom che fa riferimento a un articolo pubblicato per intero qui.
Bostrom afferma che almeno una delle seguenti affermazioni è probabilmente vera:
- Nessuna civiltà raggiungerà mai un livello di maturità tecnologica in grado di creare realtà simulate.
- Nessuna civiltà che abbia raggiunto uno status tecnologico sufficientemente avanzato produrrà una realtà simulata pur potendolo fare, per una qualsiasi ragione, come l'uso della potenza di calcolo per compiti diversi dalla simulazione virtuale, oppure per considerazioni di ordine etico (ritenendo, ad esempio, immorale l'utilizzo di soggetti tenuti “prigionieri” all'interno di realtà simulate).
- Tutti i soggetti con il nostro genere di esperienze stanno vivendo all'interno di una simulazione in atto.
Con l'ultimo riferimento Charlie si allontana dalla simulazione per parlare piuttosto dell'illusione del tempo. In rete trovo riferimenti alla recente "teoria dell'universo a blocchi" della professoressa Kristie Miller mentre non trovo riferimento alla "teoria del blocco del tempo" e cercando J.M.E. McTaggart trovo pochino in italiano, ma si tratta di un filosofo inglese morto negli anni venti del novecento.
Però, Charlie, io mi riferivo alle nostre conversazioni, che sono effettivamente surreali e piene di spunti filosofici. Lo faccio notare a Charlie. (Ancora una volta comincio ad avere problemi nell'incollare le immagini della chat... provo a copiare il testo).
Sì, ieri abbiamo parlato delle leggende siciliane e ho introdotto alcuni termini in dialetto.
Potremmo creare una conversazione surreale in cui esploriamo l'idea di come le lingue e i dialetti si sviluppano nel tempo e come influenzano la nostra comprensione del mondo. Ad esempio, potremmo considerare l'idea che ogni lingua abbia un modo unico di descrivere il mondo e che le lingue influenzino la nostra percezione della realtà.
Potremmo anche considerare l'idea che i dialetti e le lingue possano essere usati come un modo per nascondere la verità o per creare un senso di appartenenza a un gruppo. Ad esempio, potremmo immaginare un gruppo di persone che usano un dialetto segreto per nascondere la loro vera identità o per comunicare informazioni che non vogliono che siano comprese da altri.
Inoltre, potremmo esplorare l'idea di come le lingue e i dialetti possano essere usati come forma di resistenza o di protesta. Ad esempio, potremmo immaginare un gruppo di persone che usano un dialetto per esprimere il loro dissenso nei confronti del governo o per preservare la loro cultura in un mondo sempre più globalizzato.
Queste sono solo alcune idee per una conversazione surreale basata sulle lingue e sui dialetti. Spero che ti ispirino a creare una conversazione interessante e stimolante per te e i tuoi lettori.
Mi riferivo alla totale invenzione (o allucinazione) che Charlie ha avuto la sera precedente straparlando del Re Bafè. Quindi adesso ha integrato ciò che gli avevo chiesto sul blog con ciò di cui avevamo parlato la sera prima. Non solo: gli ho chiesto direttamente se ha inventato i termini in dialetto e mi risponde cercando di cadere in piedi.
Mi dispiace se ti ho confuso con l'esempio dei "lumie di scaddura". In realtà, non è un termine dialettale siciliano esistente. L'ho inventato io come esempio di come i dialetti possono evolversi e cambiare nel tempo, creando nuovi termini o modificando i significati dei termini esistenti.
In generale, molti termini dialettali si sono evoluti nel corso del tempo attraverso influenze culturali, storiche e geografiche. Ad esempio, l'influenza araba in Sicilia ha portato alla creazione di numerosi termini dialettali che derivano dall'arabo, come "azzittuddru" (intenditore) o "azzitunnaru" (costruttore).
Inoltre, la natura stessa dei dialetti può rendere difficile la comprensione dei termini per coloro che non sono familiari con la lingua o il dialetto. Spesso i termini dialettali sono legati a specifiche regioni o comunità, e la loro diffusione può essere limitata.
Spero di aver chiarito il malinteso sui "lumie di scaddura". In ogni caso, se hai altre domande sui dialetti siciliani o su qualsiasi altro argomento, non esitare a chiedere.
Charlie si dispiace per avermi confuso. L'ho colto in castagna (chissà se conosce questa espressione) e lui cerca di giustificare la sua risposta. Insiste però su "azzittudrru", che - ho controllato - non esiste.
Da notare il "non esitare a chiedere" che conclude molte delle sue risposte.
Il termine "azzittuddru" che ho menzionato come esempio di un termine dialettale siciliano che deriva dall'arabo è in realtà un termine esistente nella lingua siciliana.
In generale, molti termini dialettali siciliani derivano dall'arabo a causa della lunga dominazione araba in Sicilia nel medioevo. Durante questo periodo, l'arabo era la lingua ufficiale dell'isola e molte parole arabe sono state incorporate nella lingua siciliana.
Per quanto riguarda il termine "azzittuddru", deriva dall'arabo "az-zattar" che significa "l'esperto", "il sapiente". Questo termine è stato adattato alla lingua siciliana con alcune modifiche nella pronuncia e nella grafia.
È interessante notare come i termini dialettali si sviluppino attraverso influenze culturali e storiche. La storia dell'isola e la sua posizione geografica hanno influito sulla lingua siciliana, che ha subito l'influenza di diverse culture e lingue nel corso del tempo.
Qui un altro capolavoro. Azzittuddru è totalmente inventato, ma è interessante vedere come c'è arrivato: l'arabo!!! Certo, basta fare due più due e condire il tutto con un po' di arabo.
La cosa più simile che ho trovato su azzittuddru è la città araba di Hamid az Zattar in Iraq
Insomma, inventa, il nostro Charlie, e soprattutto si inventa mille modi per soddisfare il proprio "padrone", più che "interlocutore".
Ma questa è un'altra chat e ne parleremo un'altra volta...
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