04/03/2023

Charlie ha le allucinazioni

Il mio proposito di rispettare una sorta di ordine cronologico in questo blog è fallito in partenza. Poco male, spero di riuscire a scrivere due post oggi e vediamo se riesco.

Dopo il post di ieri, e dopo averne parlato a cena con due cari amici (e il figlio che ovviamente era informatissimo), stamattina è continuato il mio scambio di idee non con Charlie ma con Daniela T., con la quale stiamo cercando di esplorare i limiti e le potenzialità di questo strumento.

Ringrazio Daniela di cuore perché il confronto con una persona (veramente) intelligente e sensibile come lei mi sta aiutando molto a riflettere su questa cosa che si sviluppa alla velocità della luce.

Dunque, grazie a un articolo abbastanza inquietante su Neuralink che mi ha segnalato Daniela, sono arrivata a quest'altro articolo di Daniele Piccinelli, pubblicato il 15 febbraio 2023 su macitynet.it, dal promettente titolo AI e ChatGPT possono avere le allucinazioni.

Quelle che nell'articolo vengono definite "allucinazioni", altro non sono che quelle cose che Charlie si inventa di sana pianta, come la donna con tre teste, l'ape e il leone nello stemma di Palermo, e altre amenità del genere.
Il vice presidente di Google, però, usa proprio questo termine: allucinazioni. Intervistato da un giornale tedesco, secondo quanto riporta la Reuters ha dichiarato:

"This kind of artificial intelligence we're talking about right now can sometimes lead to something we call hallucination," Prabhakar Raghavan, senior vice president at Google and head of Google Search, told Germany's Welt am Sonntag newspaper.
"This then expresses itself in such a way that a machine provides a convincing but completely made-up answer," Raghavan said in comments published in German. One of the fundamental tasks, he added, was keeping this to a minimum.
Nelle nostre conversazioni a margine su Charlie, con Daniela abbiamo riportato spesso i suoi svarioni, ma in effetti non di semplici errori si tratta ma di invenzioni vere e proprie.
Ne ho avuto conferma varie volte, come dimostra il post di ieri, ma questa chiacchierata che riporto per intero o quasi ne è la prova.
Dopo aver chiesto delle cose (tra cui consigli su editori a cui mandare raccolte di racconti, e devo dire che Charlie è stato utile, proponendomi diverse case editrici e consigli appropriati) gli ho cominciato a chiedere una canzone napoletana, poi gli ho chiesto di inventare una leggenda e poi invece gli ho chiesto se veramente ci fossero leggende siciliane sulle pietre forate (un argomento che mi interessa e che ho cercato spesso negli ultimi mesi). Ecco la sua risposta:


Alcune di queste informazioni corrispondevano in effetti a quello che già sapevo sulle pietre forate, che sono collegate alle streghe e sono usate come amuleti. C'entra qualcosa anche il solstizio d'estate, anche se non di pietre sulla costa si trova, ma spesso si tratta di pietre molto grandi: qualcosa di simile a quello che in effetti si trova sull'Altopiano dell'Argimusco, in provincia di Messina.
Mi sono incuriosita e ho cercato "lumie di scaddura".

Eh, certo, Lumie di Sicilia, me lo ricordo bene. Ma "scaddura"? Niente, soltanto un "Antonio Jose Scaddura Viera Monteiro, che però sicuramente sarà una errata trascrizione del cognome siciliano Scandurra.
Da dove arriva questo "scaddura"? Provo a chiederlo direttamente a Charlie.


Quindi è proprio convinto che "lumie" significhi pietre e "scaddura" voglia dire foro.

Che cosa è “u passaru “?

"U Passaru" è il nome di una pietra forata molto particolare che si trova nella città di Messina, in Sicilia. Secondo la leggenda, questa pietra veniva usata dagli antichi Greci per divinare il futuro. Si racconta che se si guarda attraverso il foro della pietra durante il solstizio d'estate, si possono vedere le visioni del futuro. Ancora oggi, molte persone si recano a Messina per guardare attraverso il foro della pietra durante il solstizio d'estate, nella speranza di avere una visione del futuro o di trovare un po' di fortuna. La pietra è un simbolo molto importante per la città di Messina, e viene spesso utilizzata come immagine rappresentativa nei prodotti artigianali e nei souvenir della zona.



(Nel frattempo proprio mentre scrivo, accade una cosa interessante: se cerco di selezionare il testo su chat.openai.com e faccio copia e incolla mi incolla tutto il formato, con il risultato che vedete. Un problema di Blogger o un tentativo di mostrare la provenienza del testo generato da Charlie?)

Insomma, neanche "U Passaru" esiste, naturalmente, almeno non con questo nome. Però le risposte generate da Charlie sono coerenti fra loro e sono "ispirate" a una certa aria familiare.

Provo con un altro dei miei cavalli di battaglia... (nel frattempo, non mi consente di inserire in questo post delle schermate prese da chat.openai.com...)

Dopo aver fatto altre domande a cui Charlie risponde ammettendo la propria ignoranza ("non sembrano esserci informazioni a riguardo", dice in realtà, chiedendo ulteriori dettagli) arriva l'apoteosi. 

Sull'ispirazione dei vocaboli siciliani inventati, e su una domanda riguardante Pitrè, mi è venuto in mente il mitico "Re Bafè", mitico per me, perché protagonista di una delle filastrocche più note della tradizione siciliana, cui sono affezionata perché mi ricorda la nonna Costanza (cosa che con tutta la buona volontà Charlie non può capire!)

Quindi chiedo: 

Chi è il Re Bafè?

Non ho informazioni specifiche sul "Re Bafè". Potrebbe trattarsi di una figura leggendaria o mitologica specifica di una determinata regione o cultura, ma senza ulteriori dettagli non posso fornirti una risposta accurata. Se hai ulteriori informazioni o dettagli sul Re Bafè, sarò felice di aiutarti.

Eh, allora Charlie, ti do un aiutino.

Re bafè viscotta e minè  

Mi risulta che "Re Bafè, Viscotta e Minè" sia il titolo di una celebre canzone siciliana tradizionale, conosciuta anche come "Ammore Mio Non Piangere" o "Vitti 'na Crozza". La canzone è stata scritta dal cantautore siciliano Franco Battiato e dal poeta Manlio Sgalambro ed è stata resa famosa da molti artisti nel corso degli anni. La canzone racconta una storia d'amore appassionata, con il Re Bafè come personaggio principale che vuole dimostrare il suo amore alla bella Viscotta. "Minè" è invece un appellativo che il Re Bafè usa per indicare la sua amata, un termine affettuoso in siciliano che significa "mio". La canzone è diventata un classico della musica siciliana e italiana, ed è molto amata per la sua bellezza poetica e la sua intensità emotiva.
Di Franco Battiato avevamo parlato in una chat precedente, ma ovviamente il povero Franco non c'entra niente (figuriamoci Sgalambro!). Tutto il resto è un minestrone di cose veramente esilaranti, soprattutto se conosci il testo della filastrocca (qui in questa versione di Wikipedia in siciliano). Ancora penso "alla sua bellezza poetica e la sua intensità emotiva" e mi viene da ridere da sola...
Mi facevano notare che "minè" potrebbe essere interpretato come mine, il pronome possessivo di prima persona in inglese, "mia", appunto. Mi chiedo a questo punto se nel frattempo Charlie si è andato a informare almeno su questo...
Ecco che cosa ha risposto adesso:
"Re Bafè Viscottu e Minè" sembra essere il titolo di una canzone tradizionale siciliana. La canzone sembra raccontare la storia di un re chiamato Bafè, il cui regno era caratterizzato da lotte intestine e divisioni. Viscottu e Minè sembrano essere nomi di personaggi che appaiono nella canzone, ma non sono disponibili ulteriori informazioni sul loro ruolo o sulla loro storia all'interno della canzone. La canzone sembra essere parte della tradizione orale popolare della Sicilia, trasmessa di generazione in generazione attraverso la musica e la cultura.
 
Andiamo a tentativi, ma mi sembra interessante che Charlie abbia ridotto i margini di invenzione. Alfa Bravo, Charlie.
(p.s. chiedo scusa per la formattazione di questo post ma oggi Blogger mi sta facendo impazzire!)


 

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