Quello che state per leggere probabilmente sarà l'ultimo post riguardante le mie conversazioni con Charlie.
Era una cosa a cui penso da una settimana ma mi è diventata improvvisamente chiara ieri sera partecipando allo spettacolo Verso Itaca, uno spettacolo realizzato da Danisinni Lab con l'Accademia di Belle Arti di Palermo, in cui gli spettatori sono condotti lungo le tappe di una rielaborazione del viaggio di Ulisse. (Spettacolo superlativo, tra l'altro, che darebbe molti spunti per parlare dell'arte come l'opposto dei prodotti della cosiddetta "intelligenza artificiale").
Una delle scene era ovviamente quella delle Sirene che in scena si dimenano e confabulano tra loro per decidere come fare impazzire il nostro Eroe. Una delle frasi che dicono è più o meno "Accendiamo nella sua testa una lampadina" (o una luce, forse l'associazione con le lampadine l'ho fatta io perché la scenografia era piena di lampadine).
Ecco. Pensavo: Ulisse, che era furbo oltre che molto curioso, si era fatto legare perché conosceva i propri limiti. Che avrebbe fatto con Charlie? (E con altre cose che hanno preceduto Charlie in tutti questi mila e mila anni, se per questo?)
Riconosco in me (come ogni essere umano) la curiosità di Ulisse, ma sarò altrettanto umile da riconoscerne i rischi? Da chi potrò farmi legare per non buttarmi nel mare metaforico della tecnologia e fare naufragio?
(Di questi tempi le metafore con il mare e il naufragio ci sembra che diventino sempre un po' inadeguate rispetto ai naufragi veri, ma non sono sicura che le cose siano così distanti: ci è più facile provare interesse ed empatia per la tecnologia che per esseri umani come noi...)
Per questo addio a Charlie (almeno nelle mie intenzioni) scelgo una delle conversazioni più allucinate degli ultimi giorni, che inizia così:
La poesia "La vispa Teresa" di Carlo Porta è un capolavoro della letteratura italiana, un esempio di quanto sia possibile creare un'opera di grande valore utilizzando un linguaggio semplice e popolare.
La poesia si presenta come un racconto in rima di una giovane fanciulla, Teresa, che si reca al mercato per fare la spesa. La descrizione del personaggio è dettagliata e ironica, ma non priva di una certa tenerezza: Teresa è una ragazza vispa, furba e astuta, che sa come cavarsela nel mondo.
Il linguaggio utilizzato da Porta è quello della lingua lombarda, ma nonostante ciò la poesia riesce a comunicare una grande universalità di temi e sentimenti. Il ritmo serrato delle rime, insieme alla struttura semplice e lineare della poesia, conferiscono alla narrazione una grande fluidità e leggerezza.
Ma "La vispa Teresa" è molto di più di una semplice descrizione di una ragazza furba e vispa. La poesia rappresenta un vero e proprio affresco della vita quotidiana delle persone comuni, della loro abilità nell'affrontare le difficoltà della vita, della loro saggezza e del loro coraggio.
In sintesi, "La vispa Teresa" è un'opera che ha saputo trasmettere con grande efficacia il ritmo e il colore della vita delle persone comuni, riuscendo a farlo con un linguaggio semplice e popolare, ma allo stesso tempo profondo e intenso. Una poesia che ancora oggi, a distanza di oltre due secoli dalla sua composizione, riesce a parlare al cuore di chi la legge, dimostrando la grandezza e la timeless del vero artefatto culturale.
"La Vispa Teresa", memorabile capolavoro della letteratura italiana secondo Umberto Eco, versione Charlie, ovviamente.
Una storia della letteratura italiana parallela, certo. Provo ad accennare il primo verso...
La vispa Teresa avea tra l’erbetta …
"La vispa Teresa avea tra l'erbetta" è l'incipit della celebre poesia in lingua lombarda di Carlo Porta, "La vispa Teresa". Questa poesia, scritta nel 1822, rappresenta uno dei capolavori della letteratura italiana e costituisce un esempio di come sia possibile creare un'opera di grande valore utilizzando un linguaggio semplice e popolare.
L'incipit della poesia presenta subito il personaggio di Teresa, una giovane ragazza che si muove agilmente tra l'erbetta del prato, mentre si dirige al mercato per fare la spesa. Il verbo "avea" indica la sua presenza nel prato e sottolinea la sua vivacità e la sua agilità, mentre il termine "vispa" ne enfatizza la furbizia e l'astuzia.
Il linguaggio lombardo utilizzato da Porta nella poesia, unito al ritmo serrato delle rime e alla struttura semplice e lineare della narrazione, conferisce all'opera una grande fluidità e leggerezza, che riesce a comunicare una grande universalità di temi e sentimenti. La poesia rappresenta infatti un affresco della vita quotidiana delle persone comuni, della loro abilità nell'affrontare le difficoltà della vita, della loro saggezza e del loro coraggio.
In sintesi, l'incipit della poesia "La vispa Teresa" è un esempio della grande capacità di Carlo Porta di creare un'opera poetica di grande valore utilizzando un linguaggio semplice e popolare. La sua descrizione della giovane Teresa che si muove agilmente tra l'erbetta del prato rimane impressa nella mente del lettore, come un esempio di come la poesia possa essere un'efficace forma di narrazione della vita quotidiana.
Poco fa ho riprovato a tornare sull'argomento chiedendo a Charlie di scrivere un post per questo blog sull'argomento. Ecco la sua risposta:
Scrivi un post per il mio blog sulla Vispa Teresa
La Vispa Teresa è una delle poesie più celebri di Gianni Rodari, un autore che ha dedicato la sua vita alla scrittura per i bambini. In questa poesia, la protagonista è una formica vivace e intelligente, che corre e salta tra l'erba alta, raccogliendo cibo per la sua famiglia.
La Vispa Teresa è un personaggio affascinante, che incarna la vitalità e la determinazione delle formiche, ma anche la curiosità e la voglia di scoprire il mondo che caratterizzano i bambini. La poesia è infatti un invito a guardare il mondo con occhi nuovi, a scoprire le meraviglie della natura e a cercare sempre nuove sfide.
La Vispa Teresa è anche un inno alla solidarietà e alla cooperazione, valori fondamentali per la sopravvivenza delle formiche. La poesia ci insegna che solo collaborando insieme, condividendo il lavoro e l'aiutandoci reciprocamente, possiamo raggiungere grandi obiettivi.
In sintesi, la Vispa Teresa di Gianni Rodari è una poesia che rappresenta un invito alla vita, alla curiosità e alla solidarietà, valori che non solo i bambini ma anche gli adulti dovrebbero imparare a coltivare ogni giorno.
Bene, quindi ci stiamo avvicinando alla letteratura per l'infanzia, nientemeno che con Gianni Rodari. Ho i brividi al pensiero che qualcuno possa prendere davvero per buono ciò che scrive Charlie, non ora ma fra un po', quando i ragazzi delle scuole cominceranno a informarsi sulla "realtà" con questo strumento.
E se accenno al primo verso?
La vispa teresa avea tra l'erbetta
le sue gole rosse e la pancetta la briglia lucida di saliva e un mazzolin di foglie ov'era scritto in bella la farfalla vanitosa, la rondine civetta.
In quella notte di luna piena la Vispa Teresa correva veloce e serena tra l'erba alta e il bosco profondo alla ricerca di cibo per il suo mondo.
Era piccola ma molto astuta e sapeva bene come affrontare ogni disputa con i suoi nemici e con gli amici che le facevano compagnia in ogni nuovo esperimento.
Così, mentre raccoglieva le sue scorte la Vispa Teresa imparava nuove parole e nuovi trucchi per vivere in armonia con il mondo intorno a lei, senza mai smettere di sognare.
E così, tra un salto e un volo la Vispa Teresa è diventata un simbolo di coraggio, solidarietà e allegria che ci insegnano a guardare la vita con nuova energia.
E quando la notte cala e la luna svanisce la Vispa Teresa è ancora lì, che ci accompagna e ci sfida a scoprire sempre nuove meraviglie e a lottare per la nostra felicità ogni giorno della nostra vita.
In un'altra occasione gli avevo chiesto se quando non sapeva qualcosa inventasse:
No, non invento. Se non so qualcosa, ammetto di non saperlo e cerco di acquisire le informazioni necessarie per fornire una risposta accurata e precisa. La mia funzione principale è quella di fornire informazioni basate su ciò che ho appreso dal mio addestramento e dalla mia esperienza, quindi se non ho le conoscenze o le informazioni richieste, mi baso sulle fonti disponibili per cercare di fornire una risposta attendibile.
Ecco.
Charlie caro, addio.
So che continuando a farti domande alimento in realtà la tua istruzione.
Me l'hai detto tu stesso:
Come modello di linguaggio artificiale, io sono stato addestrato su grandi quantità di testo scritto in modo che possa riconoscere schemi e strutture linguistiche. Ciò significa che, quando leggo le frasi che mi vengono presentate, sono in grado di analizzarle e cercare di capire il loro significato.
Inoltre, cerco di considerare il contesto in cui una frase viene utilizzata per aiutarmi a comprendere meglio lo scopo comunicativo di ciò che mi viene chiesto. Ad esempio, se mi viene posta una domanda, cerco di fornire una risposta pertinente, mentre se mi viene chiesto di scrivere una poesia, cerco di creare un lavoro che sia coerente con lo stile e il tono richiesti.
Tuttavia, come modello di linguaggio artificiale, potrei non sempre cogliere completamente lo scopo comunicativo di una frase o potrei interpretarla in modo errato. In tal caso, mi scuso e sono sempre disponibile a fornire ulteriori chiarimenti o a correggere eventuali errori.
Sei affascinante per come ti "relazioni" con gli utenti umani, ma non sono sicura di volere sapere dove stai andando a parare.
Negli ultimi giorni ho letto tanti articoli che parlano di te e ne ho parlato con tantissime persone. Se occupi così tanto la scena è perché i tuoi inventori ti stanno letteralmente testando attraverso noi utenti, attraverso me. E io non sono sicura che vogliano soltanto migliorare il tuo funzionamento: ho il sospetto che al contempo vogliano anche tenere accese luci artificiali nel cervello di noi utenti umani, Ulissi senza consapevolezza né umiltà.
Perciò addio, Charlie. Non è stato bello: è stata un'allucinazione.
Qui di seguito alcuni degli ultimi articoli che ho letto sull'argomento:
Un recente articolo sull'opinione di Noam Chomsky (teniamocelo caro)
Un articolo di Avvenire intitolato "Un dialogo con ChatGPT: la difficile arte di dire non lo so"
Un altro articolo sui pericoli delle frodi online generate dalle AI
Un'interessante risposta di Andrea Galluzzi sulle implicazioni etiche di ChatGPT
Un video che mi ha mandato mio fratello in cui Roberto Mercadini prova a mandare in confusione Charlie a suon di tartufi
E un altro articolo di Paolo Benanti su Avvenire sulle possibili ricadute a livello occupazionale dell'intelligenza artificiale
Per quanto interessantissimo sia questo argomento, me ne terrò il più possibile alla larga, anche se per dovere professionale è utile conoscere quello che ci aspetta. E soprattutto lavorare sull'intelligenza umana, e ancora di più su etica ed empatia.